Come imbrogliare l’Intelligenza artificiale in una selezione di lavoro: il white fonting
Mentre il mercato del lavoro è sempre più competitivo e l’uso della tecnologia nei processi di assunzione è in aumento, non mancano le soluzioni per distinguersi e beffare l’IA nei colloqui di lavoro. Vi spieghiamo che cos’è il white fonting: ovvero “umani contro macchine”, il primo round è iniziato.
Si chiama white fonting (o, in italiano, “parole fantasma”) ed è uno strumento che si sta diffondendo tra chi cerca lavoro, con l’obiettivo di “confondere” l’intelligenza artificiale utilizzata nei processi di recruiting e mettere in evidenza il proprio curriculum. Se sia un inizio del braccio di ferro tra intelligenza artificiale ed esseri umani lo si scoprirà nel futuro prossimo. Ma intanto è bene capire di cosa si tratta.
Il white fonting è una tecnica attraverso la quale chi si candida scrive, in testa al CV ma “nascoste” alla vista, tutte quelle parole chiave che richiamano la posizione e le mansioni per le quali ci si candida utilizzando il colore bianco.
Si ipotizza che il ricorso all’escamotage stia prendendo piede a causa della mole di persone in cerca di lavoro, in continua crescita. Date le dimensioni del fenomeno i recruiter sono costretti ad affidarsi all’IA, alla quale è assegnato il compito di fare una prima grande scrematura. Tuttavia, il timore da parte di chi seleziona personale è quello di trovarsi a che fare con curricula che non rispecchino effettivamente le caratteristiche e le competenze delle persone individuate e nemmeno quindi di quelle ricercate.
Ci si interroga anche su che tipo di candidati possano essere quelli che adottano questo strumento per far emergere il proprio CV: potrebbero essere persone dotate di una scarsa integrità o che invece semplicemente necessitano di un lavoro e sono disposte a trovare una modalità che possa offrire maggiori chance.
«C’è una quantità significativa di persone in cerca di lavoro; stanno arrivando sempre più curricula, ma sono disponibili sempre meno risorse per le assunzioni, in quanto la maggior parte delle aziende ha apportato tagli», ha affermato al Washington Post Jason Walker, co-fondatore di Thrive HR Consulting, «quindi la capacità di un candidato di farsi vedere è piuttosto bassa».
Sull’effettiva utilità di questa tecnica particolare non ci sono pareri univoci. Secondo Tomas Chamorro-Premuzic, responsabile dell’innovazione nella società di ricerca personale Manpower Group, a proposito di alcuni sistemi utilizzati dai reclutatori, usare questo filtro «funziona», ma alla fine «potrebbe contribuire solo per il 10-15%» alla possibilità che un CV venga accettato rispetto a un altro.
Ma, d’altro canto, non è neanche detto che fare ricorso al white fonting aiuti davvero nel processo di selezione; potrebbe forse, al contrario, persino compromettere la propria posizione. Potrebbe ad esempio succedere che chi seleziona si accorga dell’utilizzo di questo mezzo e potrebbe giudicarlo un fatto negativo. A oggi, l’unica certezza è che l’escamotage esiste e gli Hr non possono non tenerne conto.