Digital workplace, ecco i tool più all’avanguardia

La persistenza dello smart working e l’utilizzo sempre più consolidato di forme di lavoro ibrido richiedono piattaforme integrate per supplire alla mancanza di socialità. Sneek e Pukkateam sono le ultime arrivate.

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Riadattare la socialità, il lavoro e in generale tutte le vecchie abitudini al new normal è la sfida imposta dal nuovo assetto mondiale determinato dal virus. A fare le spese di questa riorganizzazione anche il posto di lavoro, che da luogo fisico si trasforma sempre più di frequente in luogo virtuale. Tecnologie a supporto del telelavoro erano già presenti prima della pandemia, ma ora diventano mainstream, se non indispensabili, per consentire a team dislocati in sedi diverse – tra le quali anche casa propria – di mantenere un senso di coesione e comunità nonostante la distanza fisica.

Durante il lockdown la maggior parte dei lavoratori ha familiarizzato con tool come Zoom, Teams o Slack: software che afferiscono alla categoria ‘mixed reality’ e consentono di svolgere colloqui, incontri e riunioni integrando video, condivisione schermo e chat. Una volta terminata la sessione, ognuno torna al proprio lavoro individuale e il senso di connessione umana con il proprio team termina assieme a quella virtuale. Oggi, però, ci sono altri strumenti a disposizione che possono cambiare le carte in tavola.

Sneek e Pukkateam sono software che integrano le funzionalità video, condivisione schermo e chat, con una progettazione mirata a dare a tutti i connessi la sensazione di un contatto continuativo con i propri colleghi. La homepage è composta interamente dalle immagini provenienti dalle videocamere di tutti i membri. Ogni riquadro viene aggiornato a intervalli regolari con uno snap shot che consente di vedere se i colleghi sono ancora alle loro scrivanie. Cliccando sul riquadro di un singolo collega si potrà iniziare una videochiamata, che è naturalmente disponibile anche in gruppo, o una chat. Da non confondere con strumenti di sorveglianza, questi software consentono a ognuno di attivare la modalità ‘privacy’ e decidere con quali intervalli la videocamera farà lo snap shot. Sono anche disponibili aggiornamenti di status per consentire di comunicare ai colleghi se si è disponibili o impegnati.

È evidente che – se questi tool non possono totalmente sostituirsi alle reali connessioni interpersonali che avvengono in ufficio – possono però parzialmente supplire alla mancanza di relazioni e al senso di isolamento provocato dal lavoro remoto. Da una ricerca condotta da Oracle e Workplace Intelligence, infatti, è emerso che il 25% dei lavoratori – come conseguenza dello smart working – soffre di depressione da assenza di socializzazione, mentre il 14% avverte un forte senso di solitudine.

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