Il lavoro dopo la pandemia, Solomon (Goldman Sachs) boccia lo smart working: «è un’aberrazione»


Le parole dell’amministratore delegato del gruppo bancario fanno discutere sul futuro delle politiche aziendali nel mondo: un sondaggio di Claromentis ha rivelato che quasi tre quarti (73%) dei lavoratori britannici desiderano un accordo ibrido, dividendo il proprio tempo tra casa e ufficio.

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David Solomon, amministratore delegato di Goldman Sachs, si schiera apertamente nel fronte di chi non apprezza lo smart working, o quantomeno tra chi non lo ritiene «il nuovo futuro». Solomon ha definito il lavoro da casa una «aberrazione» e ha affermato che la società cercherà di correggerla il prima possibile. Le parole di Solomon – arrivate durante una conferenza stampa a fine febbraio – contraddicono l’approccio che molte aziende desiderano adottare, con una maggioranza che sta scegliendo il lavoro ibrido come modello lavorativo per il futuro.

L’Ad del gruppo bancario ha rivelato che l’anno scorso la banca d’investimento aveva operato fisicamente in ufficio con meno del 10% del personale: una situazione che ha definito non ideale per la «cultura dell’apprendistato innovativa e collaborativa» che la banca promuove. In particolare il numero uno di una delle più grandi banche d’affari al mondo ha espresso preoccupazione per gli effetti che il lavoro a distanza permanente avrà sui laureati neoassunti. Focalizzandosi sul fatto che il tutoraggio diretto non sarebbe così facilmente accessibile a questo gruppo se lavorassero da casa, Solomon ha spiegato che «in questo momento sono molto concentrato sul fatto di non volere che già dalla prossima estate un’altra classe di giovani tirocinanti arrivi a Goldman Sachs da remoto».

Solomon ha inoltre espresso la sua opinione sugli effetti che la pandemia avrà sul futuro del lavoro: «Non credo che quando usciremo dalla pandemia le modalità operative di lavoro di un’azienda come la nostra saranno molto diverse rispetto a quelle precedenti». Questo contraddice aziende come Unilever, la quale ha dichiarato che i dipendenti assunti dall’azienda non torneranno mai a lavorare in ufficio a tempo pieno. Definendo tale modalità di lavoro «molto datata», Alan Jope (Ceo di Unilever) ha tuttavia affermato di essere ansioso di vedere il personale tornare in ufficio in qualche modo dopo aver assistito a una «lenta erosione del capitale sociale».

Le società tecnologiche come Twitter e Microsoft sono state molto più desiderose di implementare il lavoro da remoto per il personale in seguito alla pandemia. Quando si tiene conto di ciò che vogliono i lavoratori, una nuova ricerca di Claromentis ha rivelato che quasi tre quarti (73%) dei lavoratori britannici desidera un accordo ibrido, dividendo il proprio tempo tra casa e ufficio: il sondaggio è stato condotto intervistando 1.017 impiegati britannici tra il 5 e il 9 febbraio 2021 durante il terzo blocco nazionale. Tutti avevano lavorato da casa a tempo pieno per almeno quattro mesi dall’inizio del Covid-19. Di questo numero, sei su dieci (60%) desiderano la flessibilità di entrare in ufficio e collaborare con il proprio team in modo smart, mentre il 29% preferirebbe giorni fissi ogni settimana quando l’intera azienda deve essere nell’ufficio.

Altre aziende del settore finanziario, come Lloyds Banking Group, hanno annunciato piani per ridurre di un quinto gli spazi per gli uffici nei prossimi tre anni, suggerendo un maggiore passaggio al lavoro ibrido o remoto in futuro.

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