Officina Risorse Umane, in programma la seconda edizione

Ai blocchi di partenza la nuova edizione della manifestazione promossa da HR Link e Stati Generali Mondo del Lavoro per stimolare il confronto tra HR, stakeholder istituzionali e professionisti sul alcuni dei temi top per l’agenda delle risorse umane e del Paese in senso più ampio. Ne abbiamo parlato con Francesco Rotondi, direttore scientifico ORU e Head of Labour Practice KPMG LabLaw.

Francesco Rotondi ORU

Il 19 e 20 novembre, a Firenze, si terrà la seconda edizione di Officina Risorse Umane, iniziativa promossa da HR Link e Stati Generali Mondo del Lavoro: due giorni di serrato confronto su più tavoli di lavoro altamente qualificati, nell’ambito dei quali una rosa di professionisti top HR si interfaccerà con referenti istituzionali, opinion leader ed esperti su alcuni ambiti cruciali per l’agenda del Paese: salario minimo e sistemi di rappresentanza, politiche attive per l’occupabilità e Fondo nuove competenze, ma anche work-life balance, welfare e sostenibilità organizzativa, insieme a cyber-security, gender gap, ageing e leadership inclusiva.

«Officina Risorse Umane nasce dall’idea di riunire diversi HR manager provenienti da realtà aziendali di dimensioni e settori differenti e con loro ragionare sui temi cruciali legati al mercato del lavoro per elaborare insieme le modifiche e le innovazioni da apportare al sistema, da presentare poi agli interlocutori istituzionali» così spiega, in estrema sintesi, l’evento Francesco Rotondi, direttore scientifico della manifestazione, chiarendo subito che non si tratta di un convegno ma di un incontro al quale i manager arrivano già preparati sui temi da trattare: «Sono stati definiti otto tavoli dedicati a otto argomenti di attualità – che vanno dalla privacy al welfare, dalle pari opportunità alla globalizzazione – sui quali i diversi partecipanti al singolo tavolo si confronteranno per due giorni, arrivando alla fine a elaborare una proposta che verrà poi presentata all’assemblea. Le diverse idee che emergeranno verranno quindi raccolte in un volume che verrà inviato al ministro del Lavoro».

Rapporti di lavoro rinnovati

Tra gli argomenti che verranno trattati, il più urgente è certamente la ricostruzione dell’intero sistema-lavoro, partendo dalla consapevolezza che i principi generali che regolamentano i rapporti di lavoro sono desueti: «Ci vuole una vision nuova – prosegue Rotondi – che porti alla ricostruzione del sistema, senza emendamenti e senza disposizioni di emergenza. Bisogna partire dal presupposto che il classico rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato non è più in linea con le necessità attuali, né aziendali né dei lavoratori. Tutti vogliono maggior produttività, occupazione e sostenibilità, ma ancora non è chiaro come ottenerle. Ci vuole un passo avanti: governo e istituzioni devono cambiare approccio e, soprattutto, ci vuole un ministro possibilmente tecnico, ma con una visione politica. E le nuove norme devono essere aderenti alla realtà e rispondere alle esigenze di tutte le parti del sistema, perché il mondo del lavoro non può essere distante dal sociale. La “ricostruzione” deve coinvolgere tutti gli elementi del lavoro, dalla retribuzione all’orario di lavoro, all’autonomia, etc ed è necessario legiferare sui nuovi modelli di riferimento».

Il panorama politico

La nostra intervista, fatta appena prima delle elezioni, non poteva non prevedere una domanda sui programmi politici relativi al mondo del lavoro che i diversi schieramenti avevano presentato: «In nessun programma ho trovato alcun cenno al tema dell’economia reale per stabilire il salario minimo, ovvero al calcolo della reale capacità di spesa e di acquisto che hanno i lavoratori e che è assolutamente legata al territorio: il salario minimo, infatti, non può essere definito a pioggia su tutta la Penisola ma deve essere preso in considerazione quanto vale un euro a Milano e qual è la sua capacità di acquisto a Palermo – puntualizza Rotondi –; non vuole essere un discorso discriminatorio ma realistico: anche il paniere andrebbe costruito in maniera diversa a seconda dei territori».

La centralità del contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, inoltre, è ancora un elemento frenante e su questo aspetto centrale è necessario avviare un ampio confronto, senza pregiudizi, con il Ministro del Lavoro del nuovo Governo, conclude Rotondi.

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