Quali aumenti possono permettersi le aziende nel 2024?

Secondo il Salary Guide 2024 di Hays Italia, i dipendenti si dicono generalmente più contenti, ma vedono un futuro poco promettente per il 2024. Se da un lato il salario medio sta aumentando, viene comunque ancora percepito come insufficiente. Cosa possono fare dunque le aziende?

budget per stipendi delle aziende 2024

Per i lavoratori, la retribuzione è certamente importante, ma quando considerano un nuovo impiego cercano anche una combinazione di elementi che includono la crescita professionale (per il 51%), il bilanciamento tra vita lavorativa e privata (49%), i benefit (47%) e ruoli o progetti stimolanti (41%). A dirlo è il Salary Guide 2024 presentato da HAYS Italia, indagine, condotta su un campione di 1.348 professionisti, principalmente di middle e top management, e 828 aziende. Ma se l’aspetto retributivo resta comunque importante, qual è il budget delle aziende per gli stipendi nel 2024?

E più in generale quale la situazione del mercato del lavoro? Vediamo i dati principali emersi dalla ricerca punto per punto. 

Le aziende non possono dare grossi aumenti

Sebbene le retribuzioni hanno registrato un aumento complessivo (+2% rispetto al 2022), persiste un alto grado di insoddisfazione tra i lavoratori. Quali aumenti possono permettersi le aziende nel 2024? Le imprese sono pronte ad aumentare gli stipendi, ma in modo limitato. La componente salariale rimane un elemento cruciale, soprattutto in questo contesto storico, nel determinare le scelte dei lavoratori.

Secondo l’analisi condotta da HAYS Italia, lo stipendio medio nel 2023 (RAL), considerando figure di middle e top management, si attesta intorno ai 54.000 €, con  un incremento del 2% rispetto all’anno precedente. Ecco il dettaglio per ruolo: 

  • Junior/Specialist (34.000 €)
  • Senior Specialist/Coordinator (49.000 €)
  • Manager (68.000 €)
  • Director (75.000 €) 
  • C-Level (94.500 €)
  • Media profili middle e top management (54.000 €)

Il 43% dei professionisti continua a esprimere insoddisfazione riguardo alla propria situazione economica, mentre più della metà (55%) ritiene che il proprio stipendio non sia adeguato alle attuali responsabilità.

Nel corso del 2023, la metà del campione ha constatato l’assenza di aumenti retributivi (per il 7% addirittura un decremento). Inoltre, la maggior parte dei lavoratori non prevede aumenti futuri, poiché non si attendono promozioni.

Il 59% delle aziende sembra essere disposto ad aumentare i livelli retributivi nel 2024, in genere in una percentuale contenuta entro il 5%. 

Nel 2023, la maggior parte dei dipendenti ha ottenuto un aumento salariale principalmente attraverso due formule principali: 

  • cambio di lavoro (37%) 
  • performance individuali (24%)

Il ruolo strategico dei benefit 

I benefit rappresentano un aspetto cruciale sia per i lavoratori (47%), che considerano questo elemento di primaria importanza nella valutazione di una nuova opportunità lavorativa, sia per le strategie di molte aziende (46%) che li utilizzano come strumento di reclutamento e retention dei propri dipendenti.

Attualmente, quasi tre quarti dei professionisti godono di benefit aziendali, che spaziano dai classici computer, telefoni, buoni pasto, assicurazioni sanitarie o coperture mediche private, fino al lavoro flessibile. Tuttavia, i benefit più apprezzati sono l’auto aziendale (56%) e lo smart working (51%).

Mercato del lavoro: più lavoro, meno risorse 

Secondo il  Salary Guide 2024 aumentano le assunzioni, ma le imprese continuano ad avere difficoltà nel trovare candidati, soprattutto quelli qualificati.

Nel corso del 2023, circa il 20% dei lavoratori ha cambiato azienda e il tasso di occupazione, secondo l’Istat, ha raggiunto circa il 66,6%. Tuttavia, le imprese hanno dovuto affrontare diverse sfide, tra cui la generale scarsità di candidati sul mercato (40%), in particolare di professionisti qualificati (53%), con una maggiore difficoltà a livello intermedio.

Le priorità di investimento nel campo delle risorse umane per il 2024 evidenziano la formazione dei dipendenti (47%) e l’implementazione di misure di retention dei talenti (41%), preferite rispetto ad altri aspetti come la digitalizzazione e l’automazione dei processi.

Per quanto riguarda l’occupazione, nonostante le complessità del 2023, il 60% delle aziende ha dichiarato di aver aumentato il proprio personale. Questo trend continua nel 2024, con l’88% delle aziende che prevede di assumere, principalmente figure con contratto a tempo indeterminato (76%), ma anche lavoratori somministrati o freelance per progetti temporanei.

Le imprese dimostrano una volontà concreta di affrontare il problema del mismatch delle competenze attuali, ricorrendo a società specializzate nel reclutamento (39%), rafforzando il proprio posizionamento come datore di lavoro (Employer Branding) (39%) e investendo nella formazione e riqualificazione del personale (36%; upskilling e reskilling).

Insoddisfazione, noia e voglia di crescere

La soddisfazione dei lavoratori sta crescendo, ma molti desiderano fare un cambio e le prospettive di carriera sono modeste. Nel corso del 2023, c’è stato un notevole aumento della soddisfazione dei lavoratori riguardo al loro attuale impiego, passando dal 47% del 2022 al significativo 61% (con particolare felicità tra le figure “senior”).

E nonostante la maggior parte dei lavoratori non individui grandi opportunità di avanzamento all’interno dell’azienda attuale (47%) e non si aspetti promozioni (70%) o aumenti di stipendio (65%) nel 2024, ritiene di possedere le competenze necessarie per ricoprire il proprio ruolo.

Non bisogna trascurare i quasi quattro lavoratori su dieci insoddisfatti, ai quali le aziende devono prestare particolare attenzione se vogliono trattenere il personale: infatti, questi lavoratori insoddisfatti sarebbero propensi a cambiare azienda, principalmente rimanendo nello stesso ruolo o settore. Tra le motivazioni principali, citano la mancanza di opportunità di crescita professionale, una retribuzione troppo bassa, l’assenza di un percorso di carriera e un equilibrio insufficiente tra vita privata e lavoro.

L’incognita dell’IA

L’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando il mondo del lavoro, con il 20% circa dei professionisti che attualmente utilizza tecnologie o strumenti di IA sul posto di lavoro, soprattutto i giovani.

Tuttavia, c’è ancora diffidenza nei confronti dell’IA, con il 47% dei dipendenti preoccupati e il 53% che non lo è. La maggioranza dei dipendenti (76%) è comunque pronta ad accettare la sfida di un possibile cambiamento della propria professione o specializzazione a seguito dell’IA, mentre l’85% è disponibile a partecipare a programmi di aggiornamento e riqualificazione professionale per integrare la tecnologia dell’IA nel proprio lavoro.

Gestire le differenze tra le diverse generazioni 

Manager, imprenditori e HR devono gestire in modo efficace i team multigenerazionali per trasformare le competenze e le esperienze di ciascuna generazione in un vantaggio competitivo per l’azienda.

Le differenze tra baby boomer e Gen Z sono evidenti, con i primi più soddisfatti del lavoro e della retribuzione, ma meno ottimisti sulle prospettive di crescita professionale e salariale nel 2024, mentre la Gen Z si concentra maggiormente sulla crescita professionale quando valuta nuove opportunità lavorative.

E se le imprese si sono trovate ad affrontare la persistente carenza di candidati e professionisti qualificati, rendendo il reclutamento un’impresa complessa. Parallelamente, si è registrato un aumento della soddisfazione tra i lavoratori, anche se rimangono numerosi coloro che sono insoddisfatti della propria situazione lavorativa, delle condizioni economiche e delle scarse prospettive di carriera, per cui sono propensi a cambiare azienda (quasi il 40%). 

Nella ricerca di una nuova opportunità lavorativa, oltre al salario, si tiene conto anche della possibilità di sviluppo professionale, dell’equilibrio tra vita lavorativa e personale e dei benefit offerti.

Il lavoro flessibile, specialmente il modello ibrido, si è affermato come una realtà consolidata (anche per il 2024), tanto che molti dipendenti sarebbero disposti a lasciare il proprio lavoro se tale modalità fosse eliminata. Vi sono preoccupazioni diffuse riguardo all’intelligenza artificiale, ma sia le imprese che i lavoratori sono pronti ad affrontare questa sfida, soprattutto i più giovani. 

Nel 2024 aumentano le aziende intenzionate ad assumere e si prevede di adeguare i salari, seppur con incrementi modesti. Le persone saranno sempre più al centro delle politiche di gestione delle risorse umane.

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