Formare alla resilienza, la nuova frontiera del coaching

La capacità di gestire il cambiamento trasformandolo in stimolo per raggiungere nuovi traguardi è oggi una delle soft skill fondamentali per stare sul mercato. Ne è convinta Biogen, che ha coinvolto i propri dipendenti in un innovativo progetto formativo di allenamento alla resilienza, con il supporto di SCOA – The School of Coaching

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Allenarsi alla resilienza, imparare ad “amministrare” il cambiamento, a governare ogni situazione senza lasciarsi travolgere.

L’attitudine a gestire imprevisti e avversità è divenuta una competenza da implementare tra le risorse umane delle aziende, ingrediente necessario per affrontare e vincere le sfide poste dai nuovi mercati.  Non a caso questa abilità è ormai considerata, nell’ambito delle Hr, una delle soft skill su cui puntare per attuare con successo processi di innovazione.

«La resilienza non è necessaria solo per affrontare situazioni negative, ma è una competenza preziosa per gestire fasi della storia di un’impresa importanti e impegnative», spiega Francesca Filippucci, Hr Country Lead di Biogen Italia, sede tricolore della multinazionale specializzata in terapie per malattie neurodegenerative.

Qui l’esercizio alla resilienza è divenuto parte di un progetto formativo ambizioso che ha coinvolto attivamente tutti i dipendenti. «Abbiamo scelto un percorso di team coaching per prepararci ad affrontare nuove e impegnative sfide. Biogen Italia ha raggiunto importanti traguardi negli ultimi tempi, ma ha ancora molte partite da giocare, e, specie nell’attuale quadro competitivo, c’è bisogno che tutti noi manteniamo alta la concentrazione, la motivazione e l’impegno che ci ha permesso di arrivare fino a qui, così da conseguire gli obiettivi a lungo termine che ci siamo prefissati».

Formare i dipendenti a mantenere lucidità di fronte a nuove problematiche, analizzare con equilibrio situazioni, elaborare soluzioni alternative, gestire le proprie emozioni di fronte ai cambiamenti. Questi gli obiettivi con cui Biogen Italia ha intrapreso dal 2017 il progetto di formazione “Di Gene in Meglio” con il supporto di SCOA – The School of Coaching. «La nostra esigenza principale era quella di coinvolgere tutte le nostre risorse, includendo sia coloro che vivono l’azienda dall’interno, sia quelli che operano fuori dalla sede principale», spiega Filippucci.

«Siamo partiti da un obiettivo ‘insolito’ rispetto a quello del coaching tradizionale: anziché sviluppare le aree deboli abbiamo puntato a potenziare i punti di forza. Con SCOA abbiamo effettuato una mappatura delle competenze, coinvolgendo tutti i dipendenti in diversi gruppi. Abbiamo scoperto che in azienda esprimiamo tra le 8 e le 10 skills di livello alto. E tra queste c’è la resilienza».

Il passaggio successivo è stato individuare all’interno dei gruppi di lavoro i cosiddetti “champions”, figure il cui tratto resiliente fosse particolarmente sviluppato, in modo che assumessero il ruolo di contaminatori positivi nei confronti degli altri componenti del team. Le 12 persone selezionate hanno frequentato dei workshop con SCOA sulla resilienza, e imparato a potenziare questa caratteristica.

Dalla fase formativa si è quindi passati alla fase social.

«È stato chiesto ai dipendenti di scaricare il social network aziendale Yammer» racconta la manager. «I champions hanno fatto da traino, pubblicando sintesi di ciò che avevano imparato nei workshop, o video pillole formative, mentre gli altri partecipanti sono stati invitati a condividere articoli o contenuti sul tema della resilienza. Il grado di partecipazione alle attività social è stato al di sopra delle aspettative. Non solo i champions, ma tutti i colleghi hanno iniziato a scambiare contenuti, postare commenti, allegare articoli sulla resilienza. Il lavoro di coaching ci ha permesso di fare un passo avanti, rendendo la resilienza parte integrante della cultura aziendale, e nel contempo di tenere “agganciati” alla nostra realtà anche coloro che fisicamente sono lontani».

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