Settimana corta, le proposte di legge alla Camera

Le proposte sulla settimana corta entrano in Parlamento. Avs, M5s e PD puntano a introdurre un orario di lavoro diminuito senza riduzione del salario, e affrontano anche riposi, pause, ferie e agevolazioni fiscali. Vediamo di cosa si tratta nel dettaglio.

proposte di legge per la settimana corta

La settimana corta è stata ufficialmente inserita nell’agenda parlamentare attraverso tre proposte presentate rispettivamente da Alleanza Verdi e Sinistra (Nicola Fratoianni), Movimento 5 Stelle  (Giuseppe Conte) e Partito Democratico (Arturo Scotto), le quali sono attualmente all’esame della Commissione Lavoro della Camera. Queste proposte mirano tutte a ridurre l’orario lavorativo mantenendo invariato il salario, sebbene con dettagli normativi diversi.

In particolare, si propone di sostituire le attuali 40 ore settimanali con un nuovo monte-ore: Avs propone 34 ore, il M5s 32 ore, mentre Partito Democratico suggerisce un approccio più cauto con un periodo sperimentale senza specificare un numero preciso, ma con l’idea di ampliare il raggio d’azione del Fondo Nuove Competenze per incentivare le aziende. Vediamo nel dettaglio cosa prevedono le tre proposte di legge sulla settimana corta attualmente al vaglio. 

Settimana corta: l’orario di lavoro 

Avs con Fratoianni, propone che la riduzione dell’orario medio settimanale a 34 ore effettive con la stessa retribuzione sia applicata a tutti i settori di attività, sia pubblici che privati, a parte qualche eccezione. Per le attività considerate usuranti o pericolose, si prevedono ulteriori riduzioni dell’orario lavorativo. La proposta di Avs stabilisce limiti massimi per la durata della settimana lavorativa, per esempio 40 ore comprensive di straordinario oppure 8 ore al giorno, mentre la richiesta di reperibilità non dovrebbe superare le 8 ore al giorno. 

Secondo M5s (Conte), questo concetto viene inserito nei contratti firmati tra le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro più rappresentative, sia a livello territoriale che aziendale. Si concede ai sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro la possibilità di stipulare contratti per ridurre l’orario di lavoro a 32 ore settimanali con la stessa retribuzione.

Tale riduzione può essere applicata sia sull’orario giornaliero che sul numero di giorni lavorativi, fino a 4 giorni a settimana, senza che le ore di lavoro giornaliere superiori alle 8 siano considerate straordinarie. Se non è presente un contratto collettivo, la richiesta può provenire dal 20% dei lavoratori di un’impresa. 

Per quanto riguarda il Pd (Scotto), questo concetto viene inserito nei contratti stipulati tra le imprese e le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale. Inoltre, si prevede di aumentare il Fondo Nuove Competenze di 100 milioni per il 2024 e di 200 milioni per il 2025 e il 2026 al fine di incentivare la stipulazione di contratti collettivi che prevedano una progressiva riduzione dell’orario di lavoro, mantenendo lo stesso salario, anche su quattro giorni di lavoro settimanali.

Riposi, pause e ferie

La proposta di Avs stabilisce, se non già prescritto, il diritto a una breve interruzione di 15 minuti per ogni ora lavorativa che ecceda le sei ore. Le ore straordinarie sono limitate a due al giorno e sei a settimana. Si rafforza il diritto al riposo, garantendo almeno 12 ore di pausa ogni 24 ore, oltre a quattro settimane di ferie annuali. Vengono introdotti strumenti di flessibilità interna tramite contratti collettivi, come la gestione delle ore accumulate e una distribuzione non uniforme dell’orario lavorativo giornaliero e settimanale. Inoltre, si semplifica la transizione da orari pieni a part time per lavoratori con familiari disabili, caregiver, genitori di bambini sotto i sei anni, coloro che frequentano corsi di istruzione o sono prossimi al pensionamento (entro 5 anni).

Agevolazioni contributive 

Il testo di Avs propone un intervento riguardante la modifica delle aliquote fiscali per i datori di lavoro che implementano una riduzione dell’orario di almeno il 10%. Questa agevolazione fiscale è legata sia alla diminuzione dell’orario lavorativo sia all’aumento dell’occupazione, o alla sua salvaguardia in caso di crisi economica. 

M5s prevede l’esenzione dal versamento dei contributi per la parte di salario corrispondente alla riduzione dell’orario di lavoro, fino a un massimo di 8mila euro all’anno. Tale esenzione è estesa anche alle nuove assunzioni effettuate in relazione alla riduzione dell’orario. 

Il Pd prevede l’esonero sui contributi dovuti per i dipendenti interessati dalla misura, pari al 30% (40% per i lavoratori esposti a condizioni usuranti) anche durante il periodo di sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro stabilito nei contratti.

Costi e sanzioni

La proposta di Avs istituisce un fondo destinato a incentivare la riduzione dell’orario di lavoro nell’ambito dell’Inps. Questo fondo è alimentato dalle contribuzioni delle imprese, dalle sanzioni per le violazioni degli orari di lavoro e delle pause (500 euro per lavoratore), nonché per gli straordinari o il lavoro notturno (1000 euro), da una parte del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione e da un’imposta patrimoniale applicata a coloro che possiedono patrimoni mobiliari e immobiliari superiori a 3 milioni di euro. 

M5s, al Fondo per le esigenze indifferibili, prevede oneri di 250 milioni di euro all’anno tra il 2024 e il 2026.  Il Pd, per il 2024, prevede un onere di 100 milioni di euro, seguìto da 200 milioni di euro ciascuno per il 2025 e il 2026.

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