Smartworking a ore per Unilever

Se le statistiche dicono che si sta tornando progressivamente tutti al lavoro in sede, la multinazionale Unilever è in controtendenza e sperimenta l’hybrid working 2.0: ecco la case history.

hybrid working

Nel panorama nazionale la maggior parte delle aziende ha ridotto la percentuale di smart working fruibile dai dipendenti, a favore di un più generale ritorno in sede. Alcune organizzazioni, però, hanno scelto un modello differente: tra queste c’è Unilver Italia, che a fine giugno ha firmato con le organizzazioni sindacali un nuovo documento che rinnova il concetto di hybrid working 2.0 e che rimarrà in vigore fino al 31 gennaio 2024.

La parola d’ordine è flessibilità

Le persone potranno fruire del lavoro da casa fino a un massimo di 96 ore al mese, scegliendo non solo dove, ma anche quando lavorare: i dipendenti non dovranno più rispondere a orari o luoghi fisici, ma a precisi obiettivi individuali e di team, che dovranno essere raggiunti anche con il telelavoro. Lo smart working così inteso, quindi, consente alle persone di adattare gli orari di lavoro alle proprie esigenze personali. Il personale deve assicurare la propria presenza in sede per almeno 4 giorni al mese, ma per i mesi delle vacanze estive (17 luglio-15 settembre) e natalizie (18 dicembre-12 gennaio) si potrà lavorare interamente in modalità hybrid, così da favorire ulteriormente i ricongiungimenti familiari.

Lo smart working prima della pandemia

Non è la prima volta che Unilever decide di sperimentare: già nel 2015, ben prima della pandemia, l’azienda aveva introdotto in via sperimentale lo smart working, convinta che il benessere dei dipendenti è fondamentale per la produttività e una crescita sostenibile. Non a caso, Unilever ha dato vita nel corso degli anni a diversi programmi per promuovere la salute fisica, mentale ed emotiva, come un servizio di supporto psicologico gratuito per dipendenti e familiari o sessioni di mindfulness accessibili a tutti.

Una sperimentazione proficua

Per Antonella Carbone, responsabile HR di Unilever Italia, «la flessibilità è la chiave per venire incontro alle esigenze di ognuno e per attrarre nuovi talenti». In effetti, la possibilità di un maggiore equilibrio tra vita privata e vita lavorativa è uno dei fattori che spinge chi cerca lavoro a preferire un’azienda al posto di un’altra: per le organizzazioni, di fatto, comprendere come il mondo del lavoro sia cambiato negli ultimi anni e stia continuando a cambiare è ormai imprescindibile non solo nell’ottica della talent acquisition, ma anche per quella della talent retention e, più in generale, per assicurare un’effettiva crescita sostenibile di tutta l’azienda.

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