TeamSystem, un seminario per fare il punto su analytics e intelligenza artificiale nelle risorse umane

Dalla nascita del dato all’utilizzo nelle organizzazioni per sostenere le decisioni e le strategie.

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Analytics e intelligenza artificiale per la gestione HR è il titolo del seminario in programma il 2 dicembre (ore 10.30, in modalità virtuale) organizzato da TeamSystem in collaborazione con HR Link. Si parlerà di tecnologia legata ai big data, di data mining e di intelligenza artificiale per il mondo HR, settore che negli anni si è molto velocemente evoluto e trasformato.

A condurre l’incontro Christian Pedergnana, HR product manager di TeamSystem, e Franco Amicucci, sociologo e formatore, fondatore di Skilla, che cercheranno di mettere in luce due aspetti che devono inevitabilmente incrociarsi: la comprensione di come le tecnologie possano supportare l’HR, ma anche l’idea che le persone debbano sempre essere al centro della riflessione di ogni organizzazione.

Franco Amicucci cercherà di concentrarsi sul senso del dato, del numero. Ormai si parla di dati dando per scontato che si tratti di qualcosa di oggettivo, senza addentrarsi nel senso profondo di ciò che essi contengono. Ma perché e come nasce il numero?

Mi piace partire dalla storia del dato perché, così facendo, si comprende immediatamente come il numero e il dato siano ‘nati’ a supporto delle decisioni umane”, racconta Amicucci. La prima forma di scrittura, infatti, è stato il numero: “L’uomo li introduce quando interviene la complessità, quando diventa consapevole del fatto che la memoria non è sufficiente a contenere le informazioni necessarie, come per l’agricoltura ad esempio”. Accade al tempo dei Sumeri, quando il sistema numerico ci ha lasciato i 60 minuti per l’ora e il numero 24 per  il giorno intero. “L’altro grande riferimento necessario a orientarsi nella complessità sono le mappe – chiarisce il sociologo di Skilla – Esse nascono dai racconti dei navigatori; si chiamavano portolani, ed erano frutto delle osservazioni”. Ecco, dunque, cosa significa “navigare a vista”, spiega Amicucci, esplicitando una metafora molto utilizzata nel linguaggio comune e lavorativo. Oggi, tuttavia, oltre che dei numeri, si ha bisogno di velocità. “È sempre più necessario prendere decisioni in fretta, perché le aziende non possono permettersi di sprecare tempo; farlo significa avere dei costi ed essere inefficienti”. Lo stesso ragionamento vale per ciò che riguarda l’orientamento: così come in passato la bussola era fondamentale per i navigatori, allo stesso modo oggi è necessario adottare dei criteri di lettura del dato: “I valori, la strategia e la cultura aziendale rappresentano questi criteri”. I dati sono tanti, sempre di più, costituiscono volumi enormi e per questo è importante sia fare una sintesi che poter leggere l’elemento microscopico, il dettaglio.

Oggi, attraverso strumenti data driven, è possibile “entrare all’interno delle funzionalità di un sistema, partendo dai dati” – spiega Christian PedergnanaNon si ha più a che fare con un sistema operativo dentro il quale si fanno operazioni e si produce un reporting, ma si assiste alla necessità di fondere questi due aspetti in un unico strumento, partendo dai dati, facendoli ‘galleggiare’. Un dato che valga per tutti non esiste. E il reporting è funzionale a fare analisi predittive”. I passaggi fondamentali sono almeno tre, secondo l’HR product manager di TeamSystem: “Osservare quanto è accaduto, poi scattare fotografie in tempo reale; è necessario osservare cosa succede adesso”. Se ad esempio in un call center ci si accorge che aumenta il numero delle chiamate in entrata, allora bisogna intervenire per dare una risposta alla crescita della curva. Infine “è possibile usare i dati per fare analisi predittive”. Ciò che fanno i big data, sottolinea Pedergnana, è “permettere analisi semplici, andando oltre le possibilità degli strumenti manuali”. Questa possibilità permette all’HR di maneggiare tantissimi dati in grado di fornire conoscenze molto profonde delle persone. Di fondamentale importanza resta il tema della privacy, comprendendo quanto anche il dato anonimo possa essere utile. Inoltre, è essenziale che gli algoritmi non siano costruiti su pregiudizi, ad esempio escludendo informazioni legate al sesso o alla nazionalità.

Questi, dunque, i temi lungo i quali si svilupperà il seminario. “Siamo nella fase dell’ibridazione – suggerisce Amicucci – e nel rapporto uomo-macchina deve restare centrale il tema della cultura”. Se sarà “la tecnologia ad andare incontro all’uomo”, come sostiene Pedergnana, sarà comunque importante che la cultura aziendale faccia uno scatto in avanti: “Se nelle mappe digitali di navigazione meglio costruite manca la ‘mappa dei tartufi’ – provoca Amicucci – manca qualcosa di importante: significa che non si intende condividere qualcosa di cruciale e che l’informazione viene considerata uno strumento di potere”.

Appuntamento il 2 dicembre alle 10.30.

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