Trend. Welfare e benefit aziendali, ecco come li usano i lavoratori italiani

I dati di una analisi realizzata da Willis Towers Watson su come vengono spesi i benefit, che il 52% delle imprese integra con risorse proprie. Piacciono i buoni spesa, nei prodotti a rimborso prevalgono le spese per l’educazione dei figli. L’attenzione alla previdenza integrativa aumenta con l’avvicinarsi all’età pensionabile

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Il welfare aziendale, nelle sue varie declinazioni, è uno strumento sempre più diffuso nelle imprese, un elemento del salario, una leva delle politiche HR soprattutto per l’attrazione e la ritenzione dei talenti nelle situazioni organizzative più evolute. La diffusione del welfare, grazie anche al trattamento fiscale di favore nella conversione del premio di risultato, consente anche di individuare traiettorie di utilizzo da parte dei lavoratori italiani. Il primo elemento è che i lavoratori preferiscono avere strumenti che permettono di spendere subito il loro budget (buoni spesa, educazione dei figli o buoni da spendere per l’acquisto di device tecnologici) ma con l’avanzare dell’età aumenta il ricorso a forme previdenziali, nelle    quali far confluire il proprio budget welfare, sempre più integrato dalle aziende che integrano con contributi propri le quantità previste dalla contrattazione nazionale.

La ricerca

I dati emergono da un’analisi relativa al welfare aziendale realizzata da Willis Towers Watson – società leader a livello globale nella consulenza, nel brokeraggio e nell’offerta di soluzioni alle imprese e alle istituzioni – su un campione di circa 78.000 dipendenti di 261 aziende multinazionali e italiane, di medie e grandi dimensioni, appartenenti a differenti settori. La ricerca, presentata in occasione dell’Hr Challenge Award, è stata anticipata dal settimanale L’Economia del Corriere della Sera.

I dati

Su un budget disponibile di circa 30 milioni di euro, il 45% è stato destinato all’acquisto di prodotti a catalogo come buoni spesa (56%) e attività ricreative come viaggi e palestra (44%), il 30% per servizi a rimborso (quasi esclusivamente spese per l’educazione dei figli) e il 13% per prestazioni sanitarie. Solo il 12% è stato investito nei fondi di previdenza complementare cui il dipendente è iscritto ma chi ha scelto la previdenza ha versato mediamente il 63% del budget a sua disposizione.

Budget

Il budget individuale a disposizione di ogni dipendente, comprensivo delle integrazioni aziendali, non ha superato nel 2018 i 250 euro per il 64% dei dipendenti; fino a 1.000 per il 26%%; fino a 3.500 per il 9%. La ricerca evidenzia che il 52% delle aziende campione ha scelto di implementare un piano welfare tramite stanziamento aggiuntivo (on top), considerando il welfare aziendale uno strumento efficace di ritenzione e attrazione dei talenti.

I trend

L’analisi di Willis Towers Watson mette in evidenza alcuni trend nell’utilizzo del welfare aziendale (l’approfondimento è riferito solo ai destinatari di budget integrativo aziendale, esclusi i dirigenti). L’interesse per le attività ricreative diminuisce con l’avanzare dell’età, quello per la previdenza complementare aumenta  con l’avvicinarsi della pensione. Si portano a rimborso le spese di educazione soprattutto a partire dai 36 anni, mentre l’area salute è apprezzata a prescindere dall’età del dipendente.

Il commento

“Il mondo del lavoro è in continua trasformazione, non solo per i frequenti aggiornamenti a livello normativo, ma anche per un sostanziale cambiamento nelle aspettative delle persone” ha dichiarato Cesare Lai, Head of Health & Benefits di Willis Towers Watson – Per soddisfare veramente le esigenze dei lavoratori il welfare aziendale dovrà trasformarsi da semplice erogazione a riconoscimento personale. Ciò è strettamente correlato con la sempre più chiara esigenza delle aziende di approcciare i benefit in modalità strategica, innovativa, integrandoli pienamente nelle politiche di remunerazione per i dipendenti contando sul supporto di adeguati benchmark e solidi modelli di governance”.

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