Business Coach: un allenatore di comportamenti

Il Business Coach, secondo l’accezione di SCOA-The School of Coaching, interviene accanto al coachee per abilitare competenze attraverso lo sviluppo dei comportamenti

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Uomini e donne: stesso lavoro, retribuzioni diverse. Il gender pay gap è una piaga globale su cui recentemente anche l’Onu ha acceso i riflettori definendolo “il più grande furto della storia”. Secondo i dati raccolti dall’organizzazione, nel mondo le donne guadagnano in media il 23% in meno degli uomini e non vi sono distinzioni di Paesi, aree, comparti, età o qualifiche. Ma non solo: alla nascita di ogni figlio le donne perdono in media il 4% del loro stipendio, mentre per i padri il reddito aumenta di circa il 6%.

Un divario salariale e una disuguaglianza di genere contro cui ha voluto dare il proprio contributo il nuovo amministratore delegato di Easy Jet, Johan Lundgren. Uno dei suoi primi atti da Ceo della compagnia aerea è stato un gesto molto concreto contro il gender pay gap: la riduzione del proprio stipendio di 34.000 sterline per allinearlo a quello del suo predecessore donna, Carolyn McCall.

“In EasyJet siamo assolutamente impegnati a garantire pari retribuzione e pari opportunità a donne e uomini”, ha spiegato Lundgren che ha anche annunciato l’intenzione di raggiungere l’obiettivo del 20% delle assunzioni di piloti donne entro il 2020.

In Italia la situazione del gender pay gap è meno critica che altrove e tra le migliori del Vecchio Continente. Secondo i dati diffusi da Eurostat da noi le donne guadagnano in media il 5,3% in meno degli uomini, mentre la media dell’Ue è del 16%, con Paesi come l’Estonia dove il divario salariale sale a oltre il 25%.

Dunque in Italia va tutto bene?

Non proprio. A far vacillare il primato italiano è un’altra ricerca che, a differenza della rilevazione dell’Eurostat, non prende in considerazione il salario orario medio, ma utilizza come dato il reddito annuo lordo (RAL). È quello che fa il Gender Gap Report 2017 realizzato dall’Osservatorio JobPricing che piazza l’Italia solo al 50° posto, su 144 Paesi analizzati, nella graduatoria della disparità di genere in senso più ampio. Per quanto riguarda il divario salariale a parità di ruolo la Penisola scende addirittura al 127° posto con un gap del 12,7% tra uomo e donna, pari a circa 3.000 euro in meno all’anno.

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