Europa sempre più green grazie alle energie rinnovabili. Ma in Italia mancano le competenze

Il mismatch tra domanda e offerta nel settore delle energie rinnovabili è un problema tipicamente italiano: con l’impegno del governo e dell’intera Unione Europea per ridurre le emissioni di CO2 e promuovere fonti di energia pulite, la domanda in questo settore sta crescendo in modo esponenziale, scontrandosi purtroppo con la mancanza di competenze specifiche. Si apre un dibattito: ne abbiamo parlato con gli addetti ai lavori.

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Secondo il recente accordo raggiunto tra Parlamento europeo, Commissione e Consiglio Ue entro il 2030 le energie rinnovabili dovranno coprire il 32% dei consumi energetici complessivi nell’Unione Europea. Un aggiornamento del quadro normativo europeo che offre l’occasione di fare il punto sulla situazione in Europa e soprattutto in Italia sulla produzione di energie rinnovabili e sulle sue prospettive in termini occupazionali.   

L’UE punta su eolico e solare, e l’Italia?  

L’energia eolica e l’energia solare hanno prodotto un quarto dell’elettricità dell’UE da marzo a settembre 2022 secondo lo studio “More renewables, Less inflation” di E3G ed Ember, evitando l’importazione di 8 miliardi di metri cubi supplementari di gas e il conseguente aumento di prezzi e inflazione dell’energia nell’UE.   

 In Italia, a farla da padrone sembra essere il fotovoltaico: secondo i dati diffusi dal GSE (Gestore Servizi Energetici), nel primo semestre 2023 nel nostro Paese non si è arrestato il trend di crescita, con +16,3% di impianti  rispetto alla fine del 2022 per una potenza complessiva superiore a 27 GW. 

Secondo i dati di Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, più in generale da noi la produzione di energia da fonti rinnovabili è aumentata del 4,3% nei primi sei mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022. Un focus sul mese di giugno 2023 permette di vedere inoltre nel dettaglio come la crescita più significativa è stata quella di idroelettrico (+44%) e fotovoltaico (+10%) rispetto a giugno 2022, mentre la produzione da fonte termica (-22%) e ed eolico (-19,1%) hanno registrato un calo.  

Energie rinnovabili e nuovi posti di lavoro: quali competenze?  

Questa carrellata di dati ci porta alla considerazione resa evidente dal think thank Strategic Perspectives che, sulla base di dati di Cambridge Economics, ha stimato che l’economia europea – in prospettiva degli obiettivi comunitari prefissati per il 2030 – beneficerà di 475 mila nuovi impieghi, per la maggior parte nei settori della produzione di energia elettrica rinnovabile, del manifatturiero e delle infrastrutture.  

Anche in Italia sono attesi oltre 150 mila nuovi posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili: a dirlo è una ricerca del Censis commissionata da Assocom, l’associazione italiana delle agenzie per il lavoro. Secondo lo studio, le figure più ricercate soprattutto nel fotovoltaico e nell’eolico saranno diverse tipologie di tecnici con precise competenze specialistiche, ma si deve ricordare anche che la richiesta riguarderà professionisti con competenze trasversali, come manager, geometri ambientali, tecnici ecologici, geochimici, assicuratori ambientali, esperti giuridico-commerciali e così via. 

Secondo gli autori dello studio occorre però attivarsi in maniera rapida per far sì che si trovi un punto di incontro tra domanda e offerta di lavoro in questo settore in crescita.  

Formazione e upskilling  

Per tutti vale la riflessione di quanto in questi settori emergenti sia fondamentale il ruolo della formazione attraverso cui si può cercare di colmare il mismatch tra domanda e offerta nel settore delle energie rinnovabili. Gli esperti parlano infatti della necessità di una transizione energetica che dovrebbe passare – oltre che dalla formazione accademica – da un processo di upskilling professionale dei lavoratori supportato da politiche sociali e strategie industriali lungimiranti.  

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