Retribuzione fissa, variabile e servizi: se il welfare diventa il terzo pilastro dello stipendio

I servizi di welfare sono la carta vincente per attirare e trattenere i talenti. Oltre a previdenza e assistenza sanitaria si fanno strada benefit innovativi: dal rimborso delle cure per la fertilità agli animali domestici in ufficio

millennials e welfare aziendale

Per selezionare i migliori talenti sul mercato, e soprattutto trattenerli, non è più sufficiente ragionare in termini di retribuzione fissa (RAL) e compenso variabile (RAV): lo stipendio dei lavoratori si compone ormai anche di un terzo pilastro imprescindibile, i servizi di welfare aziendale. Sono soprattutto questi a fare la differenza in termini di attraction dei talenti. Non è un caso, infatti, che le migliori aziende in Italia – ovvero quelle inserite nella classifica Great Place to Work – siano proprio quelle che compensano i dipendenti anche con servizi: piani previdenziali e assistenza sanitaria, ma anche palestre, counseling, flessibilità e smart work. Con benefici in termini di produttività e di retention.

I piani previdenziali integrativi e l’assistenza sanitaria sono, senza dubbio, i settori in cui le aziende investono di più, ma con modalità diverse. Se ancora la maggior parte delle imprese inserisce nella copertura sanitaria solo il rimborso dei medicinali, le cure oculistiche e quelle dentarie, ci sono anche aziende che si spingono più in là prevedendo rimborsi per i trattamenti di medicina alternativa e per le cure per la fertilità.

Ma è verso la flessibilità oraria che sempre più si indirizzano i benefit aziendali: part time, smart work, job sharing.
Sono queste possibilità a far gola ai lavoratori più giovani, Millenials in testa.

Le aziende più innovative in fatto di welfare, poi, sono quelle che invece di proporre pacchetti predefiniti uguali e validi per tutti, permettono ai propri dipendenti di crearsi piani su misura. È quello che fa, per esempio, Sas, società di software statistici, che assegna un budget per il welfare dei dipendenti lasciando a loro la possibilità di scegliere i benefit preferiti, che possono essere le spese per l’istruzione dei figli, le rette dell’asilo nido, i fondi pensioni o le vacanze. Stessa politica per Mars, i cui associati possono scegliere i servizi che preferiscono. In questo caso, oltre a quelli più tradizionali (previdenza, sanità, scuola) ce ne sono alcuni innovativi come i corsi di guida sicura e quelli di riparazione auto e, addirittura, la possibilità di portarsi l’animale domestico in ufficio.

Misure che incidono sul benessere e sulla “serenità” del dipendente e a ricaduta sulla sua gratitudine e fiducia nei confronti dell’azienda e dunque sulla sua produttività. Un assioma di cui sono sempre più consapevoli anche le medie e piccole imprese: in un anno sono cresciute dal 16,6 al 29,2% le Pmi che attuando iniziative di welfare aziendale dichiarano di voler incrementare la produttività. Sicuramente predisporre piani di welfare ampi e strutturati è più facile per le grandi aziende, per questo negli ultimi tempi le piccole e medie imprese hanno cominciato ad associarsi facendo rete per aderire a servizi comuni. Così accanto alla salute e all’assistenza stanno prendendo slancio servizi di conciliazione tra vita famigliare e lavorativa (che piacciono sempre di più anche agli uomini), servizi per i giovani e sostegno alla mobilità sociale. Tra le forme di welfare più gettonato c’è lo smart working: la sua frequenza negli ultimi due anni è raddoppiata passando dal 16,1% al 43,3%.

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